Come sono antipatici i tecnicismi in ogni campo, così lo sono anche in politica. Peggio ancora in amministrazione. Peggio del peggio quando si usano per rispondere sviando sui temi e buttandosi sulla fuffa. Però a volte tocca usarli, e allora usiamoli.
Ma tra un po’.
Prima di scivolare nella forma, è d’obbligo un chiarimento che, guarda un po’, fa sostanza.
Eh no amici, avete sbagliato.
Farebbe comodo al M5S (e al PD) indentificare lo Stollo con Rifondazione Comunista, rinchiuderlo (non ce ne vogliano i compagni rifondaroli) nella scatolina col simbolo di un partito politico tacciato di non riuscire a uscire dalla nostalgia del comunismo che fu e che raccoglie consensi sempre più risicati in campo locale e nazionale.
Lo Stollo non è un partito, lo Stollo non è neppure (solo) un’associazione. Lo Stollo è quel contenitore che per magia, con un lavoro capillare sul territorio a partire dalla sua recente fondazione, è riuscito a raccogliere dentro sé tanti di quelli che una connotazione politica chiara ce l’hanno (tutti mancini, tanto per capirsi), ma che volevano – e si spera ancora vogliano – provare ad andare oltre la struttura partitica e i suoi ragionamenti a volte ombelicali e obbligati.
Fanno infatti parte dello Stollo e hanno votato i suoi candidati nella lista Sovicille Bene Comune persone di Rifondazione, del PD, antifascisti che non hanno mai avuto una tessera in tasca se non quella dell’ANPI, persone per cui la politica da tempo non ha più un simbolo, ma ancora facce, nomi, gesti, parole chiaramente di sinistra.
Ecco qua.
Questo è lo Stollo.
E questo stesso Stollo (che ha eletto 3 consiglieri su 3, tra cui la consigliera anziana), che in campagna elettorale era così indispensabile per Gugliotti & friends, improvvisamente è diventato tanto scomodo subito dopo le elezioni, proprio perché ha fatto quello che aveva promesso di fare: provare a condividere con il resto della maggioranza e far affermare temi di sinistra (come il fantomatico e erroneamente ridicolizzato NO all’esternalizzazione dei servizi scolastici o la ricerca di una strategia condivisa sul personale del Comune che rendesse l’amministrazione più efficiente, o misure in favore delle famiglie e di tutte le persone in difficoltà economiche e sociali ecc ecc), tutti tra l’altro compresi nel programma elettorale.
Così tanto da costringere i propri rappresentanti a una scelta maturata nel tempo, ragionata e evitata fino a quando le condizioni non sono diventate davvero intollerabili.
Così prima si è dimesso l’assessore Balestri (non dal consiglio comunale come dicono gli amici del M5S, perché assessore esterno, nominato dal sindaco e non eletto dai cittadini – così, tanto per scadere in quei tecnicismi di cui sopra… ma forse Bonucci e Ballerini sono stati indotti all’errore dal comportamento discutibile di altri 3 assessori ex consiglieri, tutti rigorosamente PD, che si sono dimessi per far largo ai colleghi meno votati e ai giochi di equilibrio che ogni corazzata che si rispetti deve rispettare).
Ma torniamo a noi… dicevamo: prima si dimette Balestri, poi i consiglieri escono dalla maggioranza, poi si dimettono anche loro.
Tecnicisticamente che succede?
Succede che nel frattempo la lista Sovicille Bene Comune ha esaurito le riserve, col giochino delle dimissioni dei consiglieri nominati assessori, e quindi sui banchi della maggioranza adesso ci sono 3 posti vuoti.
E quindi – e qui ci lanciamo nei voli pindarici del tecnicismo n.2 – basterebbe che l’opposizione non fosse presente quando un paio della maggioranza hanno il raffreddore o un impegno di lavoro improcrastinabile, o meglio ancora cavalcasse sui temi a lui/lei cari qualche dissenso interno (vedi ultimo voto contrario di Pierini) per mettere in seria difficoltà una maggioranza se non dimezzata, perlomeno parecchio ridotta.
E invece l’abbiamo vista e la vediamo – più o meno tutta – appiattita su posizioni che ci fanno pensare che le somiglianze fossero molto più preponderanti con loro che con noi, che non siamo Rifondazione Comunista, ma che abbiamo l’ago della bussola puntato comunque a sinistra.
And that’s all, folks.
E da ad maiora a ad malora il passo è breve…