Consiglio Comunale sul Bilancio Consolidato: perché stavolta abbiamo deciso di non partecipare.

È andata così, perché abbiamo fatto una scelta politica.

In effetti, in tutte le tappe significative a cui abbiamo partecipato quest’anno e più in generale in ogni scelta che facciamo, la decisione è ed è sempre stata politica:

In ognuno di questi passaggi abbiamo detto, tra le altre cose e sopra ogni altra cosa e tante di quelle volte da esserci venuti quasi a noia, che per dare una risposta seria ai bisogni della cittadinanza si deve cambiare direzione e percorrere una strada ragionata e più lungimirante  nelle scelte sul personale dipendente dell’ente.

Perché non ci soddisfa la risposta interna alla maggioranza?

Da almeno due anni ci si perde in chiacchiere che poi diventano concorsi per ricoprire posti di lavoro che sembrano indispensabili e che poi nemmeno si vanno ad occupare, spostando i dipendenti qua e là, dove si era formato un buchino, a tappare una falla ormai diventata una voragine, sperando che nella confusione nessuno o quasi se ne accorga.

Per finire poi a fare i conti con un ambiente dove le cose non è che sono cambiate… sono peggiorate. E parecchio.

Basta guardare all’indebolimento di settori che in passato sono sempre stati all’altezza dei compiti da svolgere, soprattutto in un momento storico drammatico in cui la necessità, invece, sarebbe quella di preservare il buono che c’è e rinforzare laddove i bisogni si fanno sempre più necessari.

Come abbiamo maturato la scelta di non partecipare?

Ci abbiamo pensato tanto, ci siamo interrogati sul da farsi e confrontati tra noi e con le persone che spesso in noi hanno individuato i loro riferimenti e referenti dentro questa odissea amministrativa.

Chi ci conosce sa che non è da noi farci da parte nella discussione, nell’elaborazione, nella proposta. Critici sì, eccome, ma presenti.

Presenti con spirito costruttivo, pronti al dialogo e al confronto, perché sappiamo che la verità non è di nessuno e che le soluzioni e le scelte sono tanto più giuste quanto più sono condivise.

Eppure stavolta, dopo aver fatto ai nostri compagni di strada tante raccomandazioni e avvertimenti, abbiamo deciso di stare da parte. Di stare a guardare un’amministrazione – o forse più che altro un sindaco – che sembra dimenticare che ogni appuntamento con il bilancio non è un momento qualsiasi, ma è l’occasione di dire chi siamo, cosa vogliamo fare, come e con chi intendiamo farlo.

Cosa ci ha convinti a prendere questa decisione?

Mentre tutto questo fumo esce dalla pentola dove di arrosto resta ben poco, ecco la goccia che fa traboccare il vaso: la fantomatica sanzione ministeriale di circa 562.000 euro per l’invio, oltre i termini prescritti, delle certificazioni di perdita di gettito connessa all’emergenza da Covid-19. 

Una sanzione che ha riguardato solo Sovicille e una manciata di altri comuni sparsi per l’Italia (che di comuni ne ha circa 8000). 

Capiamoci, in Toscana siamo l’unico comune che è stato sanzionato…

Quindi il problema è la sanzione?

No. Sia chiaro, la sanzione non è che la punta di quell’iceberg che si chiama “scelte sconclusionate sull’assetto del personale”, è importante ribadirlo per sgombrare il campo da comode interpretazioni delle nostre parole.

Spesso alcuni nostri colleghi di maggioranza ci hanno detto che siamo ideologici… 

Cosa c’è ideologico nel cercare, almeno per una volta, di ammettere che qualcosa non va con la gestione del personale dipendente?

Ma niente, anche stavolta si è preferito trovare le responsabilità “fuori” dal comune, guardando al ministero e all’ingiustizia della sanzione.

E allora la nostra risposta è stata politica, perché cos’altro avremmo potuto fare?

Ignorare ogni correttezza istituzionale e votare contro l’amministrazione in cui abbiamo risposto fiducia e per la quale abbiamo speso energie?

Appoggiare un atto di bilancio e contribuire a nascondere la polvere sotto il tappeto?

In conclusione

Noi abbiamo manifestato il nostro disagio e i nostri punti di vista nelle sedi opportune e verificato che nemmeno stavolta c’erano margini o, meglio, volontà di cambiamento.

Tantomeno la voglia di riconoscere che tutto tutto, forse forse, sempre sempre, bene bene, non lo si è fatto.

Per questo abbiamo scelto di non partecipare al voto, di prenderci un po’ di tempo per metabolizzare questo “dispetto ministeriale” e capire se in questa maggioranza c’è ancora spazio per noi.

Ad maiora semper.

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